Regime dei minimi e superamento 45.000€. Quali conseguenze?

Poter aderire al regime dei minimi significa dover rispettare una serie di requisiti.

Abbiamo affrontato in un precedente articolo cosa succede al contribuente minimo che supera la soglia dei 30.000 euro di incassi. Vedi “regime minimi superamento 30.000“.

Affrontiamo ora il caso in cui si superi invece la soglia dei 45.000 euro.

Fuoriuscita dal regime dei minimi 45000

In questo caso infatti le cose si complicano perché già nell’anno in corso si perde il diritto di restare nel regime agevolato e godere così di una tassazione agevolata.

E’ bene sottolineare come la soglia dei 45.000 euro deve essere ragguagliata all’anno. Questo vuol dire che per un contribuente che apre partita iva per esempio 08 agosto i limiti non saranno più 30.000 e 45.000 euro, bensì devono essere rapportati al periodo di effettiva apertura della partita iva. A nostro avviso si può utilizzare il metodo del calcolo in base ai giorni, poiché l’agenzia delle entrate nulla chiarisce in merito. Basterà quindi conteggiare il periodo dal giorno di apertura della partita iva al 31.12 e dividerlo per 365.

Cosa succede al superamento di questa soglia?

Come detto il contribuente perde da subito il diritto a rimanere nel regime dei minimi. E’ tenuto al versamento dell’iva anche sulle vendite effettuate in precedenza, mediante il sistema dello scorporo.
Ovviamente avrà diritto a detrarre l’iva sugli acquisti.
Inoltre dovrà istituire i registri iva, liquidare l’iva e presentare la relativa dichiarazione.

5 commenti su “Regime dei minimi e superamento 45.000€. Quali conseguenze?”

  1. Salve,
    ho riscontrato pareri differenti circa una mia situazione. Se ho incassato delle fatture del 2012 nel 2013, quest’ultime vanno considerate nella soglia dei 30mila relativi al 2013?
    Cordiali saluti,
    Leonardo Bono

  2. Ho letto il suo articolo e vorrei porle un quesito. Ho un cliente contribuente minimo che ha fatturato € 30.000 nei primi 8 mesi del 2013 quindi supera il limite dei 45.000 € annui. Essendo una professione sanitaria non deve applicare l’IVA ma dovrà presentare lo stesso la dichiarazione annuale IVA con tutte le conseguenze che ne derivano. Mi sorge il dubbio delle ritenute d’acconto, secondo lei essendo a tutti gli effetti tornato nel regime ordinario la ritenuta d’acconto doveva essere versata dal committente e quindi rettificata per tutti i documenti emessi con conseguente sanzioni ed interessi per il committente o non è un obbligo del committente visto che la fuoriuscita è avvenuta successivamente? Ovviamente nella dichiarazione le tasse le pagherei in modo ordinario su tutto quindi questi soldi verrebbero pagati dal mio cliente, ma mi sorge lo stesso un dubbio sull’obbligo del versamento che di norma spetta al committente. Non ho trovato nulla in merito…

  3. Buongiorno
    In regime forfettario, con partita iva aperta quest’anno il 22 giugno e limite annuale a 30000€, che tetto ho per questo primo anno? Giugno conta come mese?
    La ringrazio

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