Gli enti no profit, sono associazioni senza scopo di lucro che realizzano servizi di volontariato, sportivi e culturali, con specifici adempimenti fiscali sulla base dell’attività svolta in sede di registrazione dell’atto costitutivo e per le comunicazioni da eseguire. Vediamo oggi in dettaglio quali sono gli adempimenti fiscali associazioni culturali.
Sommario
Quali sono gli adempimenti di un’associazione culturale?
Quando si parla di enti no profit, è importante innanzitutto considerare l’obbligo di registrazione dell’atto costitutivo e dello statuto in un ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate. Tale registrazione prevede un costo medio sotto i 200 euro e il pagamento delle marche da bollo sui vari certificati da allegare (e che nel caso specifico di onlus o associazioni di volontariato, non prevede l’obbligo di applicazione dei suddetti bolli).
Segue la presentazione di un modello fiscale noto come Eas (modello comunicazione dei dati rilevanti ai fini fiscali sugli enti associativi) entro il termine massimo di 60 giorni dalla costituzione dell’associazione, per inserire utili informazioni sul rispetto dei requisiti di non commerciabilità e dell’applicazione delle normative fiscali per le no profit.
Associazioni culturali aspetti fiscali: il Modello 770
Rispetto invece alle comunicazioni da eseguire, la normativa italiana prevede di definire se l’ente in oggetto svolge solo un’attività istituzionale o anche ulteriori attività commerciali. Nel caso di attività istituzionale, le comunicazioni sono minori e prevedono di adempiere oltre alla già citata registrazione dell’atto costitutivo, dello statuto e del modello Eas, ad ulteriori obblighi quali:
– La richiesta di attribuzione di un codice fiscale (con la compilazione del modello AA5/6 da poter scaricare anche sul portale dell’Agenzia delle Entrate).
– Presentazione del modello 770 entro il termine massimo del 31 luglio, con riferimento a tutti i compensi ricevuti nell’anno precedente.
– Redazione e presentazione dei documenti contabili come bilancio annuale, relazione illustrativa e fogli di cassa, per definire le entrate e le uscite dell’ente.
Nel caso, invece di attività non solo istituzionali dell’ente no profit, ossia con attività commerciali ulteriori, le comunicazioni sono maggiori e obbligatorie su:
– Una richiesta di attribuzione di una partita Iva e iscrizione al Rea presso la camera di commercio.
– La nomina di un responsabile del servizio di prevenzione e protezione dei rischi (noto anche come R.S.P.P).
– L’adesione ad un regime fiscale agevolato, nota anche come legge n. 398/1991, che prevede una serie di agevolazioni per tali enti.
– Presentazione del modello unico Enti non Commerciali all’Agenzia dell’Entrate. Se si è aderito alla legge n. 398/1991 si deve presentare la dichiarazione iva barrando solo il quadro VO per esercitare l’opzione.
Vige inoltre, nel caso di enti no profit come Onlus e società sportive, di procedere anche all’iscrizione presso l’anagrafe delle Onlus e al Coni, vista la specificità delle loro attività.
Buongiorno,
Sono il presidente di un’associazione culturale, abbiamo il codice fiscale ma non la partita iva. Vorremmo vendere qualche ebook su amazon, o direttamente dal nostro sito web. Per farlo è necessario aprire la partita iva?
Nel caso quanto costerebbe aprirla (e mantenerla)?
La ringrazio per l’attenzione.
A.
Trattandosi di attività commerciale deve aprire la partita iva. Il costo per l’iscrizione è pari ad € 65,50 tra bolli e diritti di segreteria.
Buonasera, sono alla mia prima costituzione di un’associazione. dei miei clienti vorrebbero dar vita ad un’associazione di promozione turistica del territorio attraverso la realizzazione di pacchetti turistici da veicolare al pubblico attraverso sito internet, social network e agenzie di viaggio. Gli associati saranno costituiti dagli operatori turistici (alberghi, ristoranti, chalet…) e da persone. La loro idea è quella di cercare di veicolare i turisti verso le strutture associate. Se il servizio offerto fosse erogato soltanto in virtù della quota associativa pagata, non avrei dubbi a dire che nessun adempimento fiscale (dichiarazione dei redditi, liquidazioni iva…) sia dovuto, in quanto l’attività è soltanto istituzionale. Se, invece, l’associazione chieda il pagamento di un corrispettivo ulteriore per il servizio svolto (ad esempio una percentuale sul fatturato procurato) si configurerebbe l’ipotesi dell’art 143 comma 2 del tuir? sarebbe questa un’attività commerciale con tutte le implicazioni che comporta? Se tali retrocessioni fossero configurate come versamenti a titolo di liberalità fatte dagli associati verso l’associazione potrebbero essere configurate come atti elusivi?
Altra domanda è l’eventuale attività commerciale deve essere indicata nello statuto oppure basta l’apertura della partita iva e lo svolgimento degli adempimenti fiscali e contabili?
Buongiorno vorrei costituire una associazione culturale che si occupi, organizzando incontri di vario tipo e in diversi luoghi, di benessere fisico legato anche alla natura .
Vorrei sapere se le persone che parteciperanno agli eventi proposti potranno pagare una quota partecipativa ogni volta e se le persone che offrono servizi all’interno di questi eventi possono ricevere un compenso per le loro prestazioni.
Il tutto che tipo di fiscalità avrebbe?
Grazie