Il decreto “Destinazione Italia”, che già dal 2013 ha raddoppiato le sanzioni per lavoro in nero, comprende, innanzitutto, le sanzioni relative al mancato ossequio della normativa sul superamento della durata massima dell’orario di lavoro e del mancato riconoscimento del riposo settimanale. Esse, in particolare, sono raddoppiate e la loro decorrenza parte dal 24 dicembre 2013.
In caso di violazione della normativa su durata massima e riposo settimanale, la sanzione amministrativa di natura pecuniaria va da 200 ai 1.500 euro, e dai 800 ai 3.000 euro se la violazione si riferisce a più di cinque lavoratori o si è verificata in almeno tre dei periodi che l’azienda usa per rilevare la media dell’orario di lavoro effettuato dai dipendenti.
La violazione della normativa relativa alla durata massima, se ad essere coinvolti sono oltre dieci lavoratori o se la violazione inerisce come minimo cinque periodi di riferimento dell’azienda, la sanzione va da 2.000 euro fino a 10.000 euro e, peraltro, non si prevede il pagamento ridotto della sanzione.
La sanzione per il mancato riposo settimanale poi va da 100 a 300 euro, mentre se è riferita a oltre cinque lavoratori, in altre parole, se si è verificata nell’arco di tre periodi di 24 ore, la sanzione varia da 600 a 2.000 euro. Se, invece, ad essere coinvolti sono oltre 10 lavoratori o meglio se è stata applicata perlomeno cinque periodi di 24 ore, la sanzione parte da 1.800 euro fino a 3.000 euro e non è previsto il pagamento della sanzione in forma ridotta.
Congiuntamente all’aumento del 30% della sanzione per il lavoro nero, sono previste delle novità che ineriscono l’abolizione della sanzione da pagare all’Asl al fine di conseguire la revoca per il datore di lavoro del provvedimento che dispone la sospensione dell’attività lavorativa.
In altri termini, quando non si comunica l’instaurazione del rapporto di lavoro è prevista una sanzionata che va da 1.950 a 15.600 euro per ogni lavoratore irregolare, prevedendo una maggiorazione di 195 euro per ogni giornata effettiva di lavoro.
Se ancora un lavoratore è occupato prima in nero e in seguito è regolarizzato, la sanzione prevista si aggira intorno ai 1.300 euro fino ad arrivare ai 10.400 euro per ogni lavoratore irregolare. Ovviamente, va precisato che la diffida può essere presentata solo in caso di violazioni la cui commissione è avvenuta precedentemente l’entrata in vigore della legge di conversione del decreto che al momento non è stata diffusa.