Negli ultimi anni le aziende fanno sempre più ricorso a collaboratori con partita iva piuttosto che assumere un lavoratore dipendente. Ma quali sono i motivi?
La riforma Fornero, nata nel luglio del 2012, ha cercato di porre un freno a questo fenomeno introducendo dei controlli per quelle partita iva monocomittenti, il cui fatturato verso un unico cliente supera l’80% del totale, nascondendo un vero e proprio lavoro dipendente.
I vantaggi in termini fiscali e contributivi dell’apertura della partita iva rispetto al lavoro dipendente sono evidenti, soprattutto se c’è la possibilità di aderire al regime forfettario e sfruttare così una tassazione davvero bassa (5% sull’utile).
Il vantaggio è sia per l’impresa che per il lavoratore. Infatti quest’ultimo paga le imposte sull’utile, perché ha la possibilità di dedurre tutti i costi inerenti l’attività che svolge (telefono, carburanti, cancelleria, ecc…).
Anche i contributi previdenziali sono più bassi di quelli pagati nel caso del lavoratore dipendente.
Il risparmio viene spesso ripartito tra il lavoratore e l’azienda, assicurando un maggiore guadagno per il primo ed un più basso costo per il secondo.
Nella scelta ci sono da considerare altri elementi: libertà decisionale, responsabilità.
Il lavoratore autonomo può stabilire da se quando e come lavorare, definendo gli orari e organizzando il lavoro in base alle proprie esigenze.
A voi la scelta.