Un giovane di 23 anni intende aprire la partita Iva per poter fatturare i compensi relativi alle vincite dei vari tornei che svolgerà in giro per il mondo. Al riguardo, si chiede come trattare fiscalmente tale soggetto.
Risposta
Il professionismo sportivo è disciplinato da una legge speciale, la Legge 23 marzo 1981, n. 91.
Ai fini fiscali, i redditi derivanti dalle prestazioni sportive degli atleti sono trattati sempre come redditi di lavoro dipendente e ciò sia in presenza:
a. di un contratto di lavoro subordinato;
b. di una attività di lavoro autonomo (ex art. 3, comma 2, L. n. 91/1981), che si differenzia dalla prima in ragione delle modalità con cui le prestazioni sportive vengono rese nei confronti della società sportiva; in tal caso il reddito è “assimilato” a quello di lavoro dipendente.
Come si può notare, la legge speciale disciplina solo nel caso in cui ci sia un rapporto continuativo con una società sportiva; nel caso di specie, al contrario, pare di comprendere che non vi sia tale rapporto.
Pertanto, per quanto dovrà quasi certamente risultare tesserato alla federazione nazionale tennis per poter partecipare ai tornei (e dunque essere in regola con l’iscrizione nel c.d. “Albo dei professionisti” tenuto dalle federazioni, in ossequio a quanto richiesto dalla legge citata), dal punto di vista fiscale la miglior dottrina ritiene sia comunque possibile essere considerati dei “professionisti” (e dunque non applicare la tassazione ex art. 53 Tuir quale reddito assimilato al lavoro dipendente, ma la tassazione ordinariamente prevista per i professionisti, ex art. 54 Tuir, con il conseguente obbligo di apertura di una partita Iva e tutti gli adempimenti conseguenti).