Confronto tra regime dei minimi e forfettario

A partire dal 2016 i contribuenti che intendono aprire la partita iva avranno come unica alternativa alla tassazione ordinaria la possibilità, requisiti permettendo, di aderire al regime forfettario. La bozza di DDL di Stabilità per il 2016 in discussione in questi giorni in Parlamento ha anticipato alcune novità.

A mio avviso due sono i punti di forza:
• l’aumento della soglia di fatturato per poter entrare (e restare) nel regime agevolato;
• la tassazione agevolata al 5%.

Tra gli aspetti negativi c’è da segnalare l’applicazione del regime contributivo ordinario per artigiani e commercianti ma con una riduzione del 35%.

Differenza tra regime dei minimi e forfettario

Facciamo un confronto tra l’attuale regime minimi e il nuovo regime forfettario in vigore dal 01.01.2016:
minimi i vantaggi fiscali:
• tassazione sostitutiva del 5% sul reddito (inteso come ricavi meno costi), che sostituisce Irap, Irpef e addizionali su un reddito calcolato analiticamente;
• non soggezione agli Studi di Settore;
• nessun obbligo di tenere i registri Iva obbligatori (acquisti, vendite, etc.), ma solo di numerare progressivamente le fatture e conservarle;
• sulle fatture non andrà addebitata l’Iva;

forfettario start up i vantaggi fiscali:
• diritto a fruire di una tassazione agevolata, con imposta sostitutiva del 5% (per i primi 5 anni di attività), che sostituisce Irap, Irpef e addizionali, su un reddito calcolato forfettariamente;
• riduzione del 35% dei contributi previdenziali dovuti per artigiani e commercianti;
• non soggezione agli Studi di Settore;
• nessun obbligo di tenere i registri Iva obbligatori (acquisti, vendite, etc.), ma solo di numerare progressivamente le fatture e conservarle;
• sulle fatture non andrà addebitata l’Iva.

Come possiamo vedere i due regimi hanno molteplici similitudini. La differenza più importante è data dal metodo di calcolo del reddito forfettario oppure analitico.
Quindi ogni posizione va verificata caso per caso e non possiamo dire se effettivamente il nuovo regime forfettario è più conveniente dell’attuale regime dei minimi.
È evidente infatti che, per un contribuente che ha molti costi e quindi un’attività quasi in perdita, sarà più conveniente il regime dei minimi, per cui il reddito è “ricavi meno costi”; al contrario, per quelle attività con bassi costi può essere più utile il regime forfettario, con un coefficiente che decurta il reddito, a prescindere dai costi effettivi.

Occorrerà inoltre tenere presente per artigiani e commercianti la riduzione dei contributi Inps del 35%.

Facciamo qualche esempio.

Libero professionista (78% forfait) che ipotizza la seguente situazione per il 2016:
• compensi 12.000;
• spese 2.000;
• contributi previdenziali 3.000.

Dal confronto emerge che:
reddito lavoro autonomo :
• minimi 7.000 (12.000 – 2.000 – 3.000);
• regime forfettario start up 6.360 (12.000 x 78% – 3.000).
• Imposta sostitutiva:
• minimi 5% 350;
• regime forfettario start up 5% 318.

Per il contribuente risulta più conveniente il regime forfettario.

Attività piccolo imprenditore coefficiente redditività 67% Situazione per il 2016:
• Ricavi 18.000
• Costi 4.000
• Altri redditi 0
• Contributi previdenziali 3.500
• Contributi previdenziali regime agevolato 2.275

Regime forfettario:
• Base imponibile 9.785 (18.000 x 67% – 2.275)
• Imposta sostitutiva 5% di 9.785 = 489,25
• Contributi previdenziali 2.275

Regime dei minimi:
• Base imponibile 10.500 (18.000 – 4.000 – 3.500)
• Imposta sostitutiva 5% di 10.500 = 525
• Contributi previdenziali 3.500.

In questo secondo esempio il carico fiscale ed il carico contributivo risulta più elevato con l’applicazione del regime dei minimi.

 

Regime minimi 2016

1 commento su “Confronto tra regime dei minimi e forfettario”

  1. Ho aperto una ditta come procacciatrice di affari, ho un fatturato annuo di circa 35000 €, faccio circa 30000 km all’anno per fare il mio lavoro, volevo sapere se fare contabilità ordinaria o la forfettaria agevolata al 5%. Grazie

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